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Trattato sulla non proliferazione delle armi nucleari
Adesione al Trattato di Non Proliferazione Nucleare
Il trattato di non proliferazione nucleare (TNP) è un trattato internazionale sulle armi nucleari che si basa su tre principi: disarmo, non proliferazione e uso pacifico del nucleare.
Il trattato, composto di 12 articoli, proibisce agli Stati firmatari "non-nucleari" di procurarsi tali armamenti e agli Stati "nucleari" di trasferire a chicchessia armi nucleari o altri congegni nucleari esplosivi. Inoltre il trasferimento di tecnologie nucleari per scopi pacifici (ad esempio per la produzione elettrica) deve avvenire sotto il controllo della AIEA (Agenzia internazionale per l'energia atomica).
Il trattato fu sottoscritto da Stati Uniti, Regno Unito e Unione Sovietica il 1º luglio 1968 ed entrò in vigore il 5 marzo 1970. Francia e Cina (che possiedono armi nucleari) vi aderirono nel 1992 mentre la Corea del Nord lo sottoscrisse nel 1985 ma, sospettata di costruire ordigni atomici e rifiutando ispezioni, si ritirò definitivamente dal trattato nel 2003.
Il Sudafrica, inizialmente non membro del TNP, ha costruito sei testate nucleari che ha in seguito dichiarato di aver smantellato, aderendo poi al trattato nel 1991 come Stato non-nucleare (anche se mantenendo la cosiddetta "opzione zero"). Attualmente sono 191 gli Stati firmatari.
Il rapporto tra democrazie e decisione di proliferazione nucleare è controverso: nel 2006 si studiarono trenta casi sospetti e solo due non erano democrazie (Algeria ed Egitto); ma, degli otto casi che avevano sviluppato armamenti nucleari – prima dei casi iraniano e nord-coreano – soltanto due erano dittature (Cina e Pakistan) ed una è una defective democracy (la Russia).
Situazione
Nel 1970 l'arsenale atomico mondiale contava più di 38 000 testate nucleari e, dopo un picco di 69 440 ordigni nucleari toccato nel 1986 a causa della politica di deterrenza reciproca formulata dalla teoria della distruzione mutua assicurata (MAD), ha cominciato a calare raggiungendo l'attuale quota di circa 23 000 testate nucleari.
Dopo la fine della guerra fredda il TNP cominciò a mostrare i suoi limiti: il numero in relativa riduzione degli ordigni nucleari si è associato a un crescente numero di Paesi che oggi si stima siano in grado di produrre la bomba atomica; secondo Mohamed El Baradei, direttore dello AIEA, sono più di 40.[senza fonte]
La conferenza di revisione del 2005 fu un fallimento, ma nel 2010 i 189 stati membri del trattato sono riusciti ad adottare, per via consensuale, un documento finale che fissa obiettivi di progressivo disarmo fino alla prossima conferenza di revisione, prevista per l'anno 2015.
Non aderiscono al trattato e possiedono testate nucleari:
Israele (numero di testate non certo e di difficile stima: 400 testate per una potenza complessiva di 50 megatoni secondo alcune fonti, erano 200 nel 1986 secondo il racconto di Mordechai Vanunu al Sunday Times di Londra; altre stime basate sulla capacità di produzione del reattore di Dimona, ipotizzando che non sia mai stato potenziato dagli anni '70 ad oggi, valutano il numero di testate potenzialmente prodotte tramite il materiale fornito da questo impianto di poco superiore alle 200 nel 2005);
^Show Treaty, su disarmament.un.org. URL consultato il 10 dicembre 2016.
^Il 22 settembre 1979, un satellite USA captò un test in atmosfera di una piccola bomba termonucleare nell'oceano Indiano, al largo delle coste sudafricane (Incidente Vela); in seguito fonti israeliane confermarono che erano effettivamente avvenuti tre test di ordigni nucleari miniaturizzati israeliani di artiglieria, nel quadro della cooperazione da tempo instauratasi con il governo sudafricano (sulla quale si erano già destati i sospetti di cui in Enrico Jacchia, L'affare Plumbat, Mondadori, 1978). Secondo Avner Cohen e Thomas Graham jr., An NPT for not members, in Bulletin of the atomic scientists, 2004, il programma di ricerca e sviluppo di armi nucleari di Israele era pronto già alla fine del 1966, ma i congegni non vengono fatti esplodere in apposito test e le testate sono tenute scollegate dai vettori.
^Gérard Aivo, La question du nucléaire iranien au regard du droit international, in Défence national et sécurité collective, luglio 2006, pp. 55-62; Manochehr Dorraj, Behind Iran's nuclear pursuit? in Peace review, 2006, 18:325-332.
^David Albright e Corey Hinderstein, “Unraveling the A. Q. Khan and Future Proliferation Networks”, The Washington Quarterly, vol. 28, n. 2, primavera 2005, pp. 111-128
^Karsten Frey, Of nuclear myths and nuclear taboos, in Peace Review, 2006, 18:341-347.
^F. Calogero; P. Miggiano; G. Tenaglia. Armi e disarmo. Milano, Franco Angeli, 1997.
^Con l'eccezione di quelli sulla Corea del Nord, tutti gli altri dati sul numero di testate dei Paesi che non aderiscono al TNP, aggiornati al 2004, sono stati presi da: Paolo Cacace. Difesa europea e questione nucleare (2001-2004), in L'atomica europea. 1ª ed. Roma, Fazi (collana Le terre/Interventi 82), 2004. p. 179. ISBN 88-8112-526-9
^Secondo l'intelligence sudcoreana sarebbero 7, secondo la Defense Intelligence Agency tra 12 e 15 mentre secondo la CIA 2 o 3.