In questo articolo ci concentreremo sul tema Lingue austronesiane, che ha suscitato grande interesse e dibattito in diversi ambienti e campi. Per decenni Lingue austronesiane è stato oggetto di studio, analisi e riflessione e la sua rilevanza continua ad aumentare ancora oggi. Nel corso del tempo, Lingue austronesiane ha avuto un impatto diverso su persone, società e comunità, generando infinite opinioni, posizioni e approcci. In questa occasione approfondiremo gli aspetti più rilevanti, controversi e significativi di Lingue austronesiane, per approfondire la sua importanza e comprenderne l'influenza in diversi contesti.
Commento: La bibliografia è totalmente assente. Si prega di citare riferimenti bibliografici, come per WP:F e WP:FA. Soprattutto, citare fonti per le classificazioni proposte.
Il termine "austronesiano" è stato coniato da Wilhelm Schmidt. La parola deriva dal tedescoaustronesisch, che si basa sul latinoauster "sud" e dal grecoνῆσος (nē̃sos "isola").
Solo alla fine del XX secolo è stata individuata la parentela delle lingue maleo-polinesiache con quelle formosane. Per indicare questa nuova e più grande famiglia è stato coniato il termine di "lingue austronesiane" (dal latino auster = 'vento del Sud' e dal greco nêsos = 'isola').
La struttura interna delle lingue austronesiane è particolarmente complessa. La famiglia consiste di molte lingue strettamente imparentate con un ampio numero di continua dialettali, rendendo difficile il riconoscimento di confini tra gruppi diversi. Tuttavia è chiaro che la maggior diversità linguistica si trova tra le lingue formosane e che quella minore è invece sulle isole del Pacifico. Questa situazione supporta un'espansione della famiglia da Taiwan o dalla Cina. La prima classificazione estesa che riflette ciò è di Isidore Dyen (1965).
Il lavoro fondamentale sulla classificazione delle lingue di Formosa e, per estensione, la struttura di primo livello dell'austronesiano, è quello di Robert Blust (1999). I linguisti specializzati in lingue formosane contestano alcuni dei suoi dettagli, ma resta il punto di riferimento per le attuali analisi linguistiche, come si riporta di seguito. Le lingue maleo-polinesiache sono spesso incluse nel ramo formosano orientale di Blust a causa della loro livellamento comune del proto-austronesiano *t, *C a /t/ e *n, *N a /n/, il loro mutamento di *S /h/ e vocaboli come ad esempio *lima "cinque" che non sono attestate in altre lingue formosane.
Sembra che ci siano state due grandi migrazioni di lingue austronesiane che coprirono rapidamente una vasta porzione di territori, risultando in più gruppi locali con poca struttura a larga scala. Il primo è stato il maleo-polinesiano, distribuito in tutte le Filippine, l'arcipelago malese e l'Oceania vicina. Le lingue maleo-polinesiane centrali sono simili le une alle altre, non a causa di stretti rapporti genealogici, ma piuttosto perché riflettono forti effetti di substrato di lingue non austronesiane. La seconda migrazione fu quella delle lingue oceaniche in Oceania lontana (Polinesia e Micronesia) (Greenhill, Blust & Gray 2008).
Oltre al maleo-polinesiano, sono largamente accettate tredici famiglie formosane. Il dibattito si concentra soprattutto intorno alle relazioni interne di queste famiglie. Delle classificazioni qui presentati, Blust (1999) collega due famiglie nel gruppo dei piani occidentali, due in più in un gruppo formosano nordoccidentale e tre in un gruppo formosa orientale, mentre Lee (2008) unisce inoltre anche cinque famiglie in un gruppo formosano settentrionale. L'Austronesian Basic Vocabulary Database (2008) accetta il gruppo settentrionale, rifiuta quello orientale, unisce lo tsouico e il rukai (due lingue altamente divergenti) e collega il maleo-polinesiano con il paiwan in un gruppo paiwanico. Malcolm Ross (2009) divide lo tsouico, e osserva che tsou, rukai e puyuma non rientrano nelle ricostruzioni del proto-austronesiano.
Altri studi hanno presentato la prova fonologica per una famiglia paiwanica ridotta contenente il paiwanico, il puyuma, il bunun, l'amis e il maleo-polinesiano, ma ciò non si riflette nel vocabolario. I popoli formosani orientali basay, kavalan e amis condividono un racconto che li vede provenienti originariamente da un'isola chiamata Sinasay o Sanasay (Li 2004). Gli amis, in particolare, sostengono di essere venuti da est e di essersi stabiliti tra i puyuma, come gruppo servile (Taylor 1888).
Le lingue austronesiane si dividono in 10 rami, di cui nove si parlano a Taiwan e alcune isole vicine. Vengono raggruppate nelle lingue formosane, senza alcuna parentela con la lingua cinese. Le lingue ancora presenti a Taiwan mostrano grandi differenze fra loro. L'altro ramo è chiamato maleo-polinesiaco che ingloba tutte le altre lingue della famiglia. Questo ramo si suddivide in due sottogruppi: il gruppo occidentale parlato da circa 300 milioni di persone e quello orientale parlato da circa un milione di persone.
Alcuni linguisti credono che le lingue tai-kadai debbano essere collocate all'interno della famiglia austronesiana. Altri ritengono che vi sia una parentela con le lingue sino-tibetane. Altri invece hanno sostenuto una relazione con le lingue austroasiatiche, formando una famiglia austrica. Nessuna di queste teorie ha avuto approvazione dalla comunità scientifica.
Descrizione linguistica
Le lingue maleo-polinesiane usano la reduplicazione (procedimento morfologico consistente nella ripetizione di tutto o parte di una parola) per esprimere il plurale e tutte le lingue austronesiane hanno una entropia linguistica bassa, i testi sono abbastanza ripetitivi in relazione alla frequenza dei suoni. La maggior parte non usa gruppi di consonanti (come o ) e ha un numero di vocali ridotto (di solito 5: a, e, i, o, u).
Note
^Alexander Vovin: Proto-Japanese beyond the accent system. In: Bjarke Frellesvig & John Whitman (edit.): Proto-Japanese: Issues and Prospects. 2008, p. 141–156
Blust, Robert (1999). "Subgrouping, circularity and extinction: some issues in Austronesian comparative". In Zeitoun, E.; Li, P.J.K. Selected papers from the Eighth International Conference on Austronesian Linguistics. Taipei: Academia Sinica. pp. 31–94.
Dyen, Isidore (1965). "A Lexicostatistical classification of the Austronesian languages". International Journal of American Linguistics (Memoir 19).
Greenhill, S.J.; Blust, R.; Gray, R.D (2008). "The Austronesian Basic Vocabulary Database: From Bioinformatics to Lexomics". Evolutionary Bioinformatics 4: 271–283.
Li, Paul Jen-kuei (2004). "Origins of the East Formosans: Basay, Kavalan, Amis, and Siraya". Language and Linguistics 5 (2): 363–376.
Ross, Malcolm. 2009. Proto Austronesian verbal morphology: a reappraisal. Austronesian Historical Linguistics and Culture History: A Festschrift for Robert Blust, ed. by K. Alexander Adelaar & Andrew Pawley, 295-326. Canberra: Pacific Linguistics.
Taylor, G. (1888). "A ramble through southern Formosa". The China Review 16: 137–161.